Beatrice
Edizione interpretativa 
 
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VNB  [Capitolo 32]

[1 - XXI 1] Poi che detta fue questa canzone, sì venne a me uno, lo quale, secondo li gradi de l'amistade, è amico a me immediatamente dopo lo primo; e questi fue tanto distretto di sanguinitade con questa gloriosa, che nullo più presso l'era. [2 - XXI 2] E poi che fue meco a ragionare, mi pregoe ch'io li dovessi dire alcuna cosa per una donna che s'era morta; e simulava sue parole, acciò che paresse che dicesse d'un'altra, la quale morta era certamente: onde io, accorgendomi che questi dicea solamente per questa benedetta, sì li dissi di fare ciò che mi domandava lo suo prego. [3 - XXI 3] Onde poi, pensando a ciò, propuosi di fare uno sonetto, nel quale mi lamentasse alquanto, e di darlo a questo mio amico, acciò che paresse che per lui l'avessi fatto; e dissi allora questo sonetto, che comincia: Venite a intender li sospiri miei. [4 - XXI 4] Lo quale ha due parti: ne la prima chiamo li fedeli d'Amore che m'intendano; ne la seconda narro de la mia misera condizione. La seconda comincia quivi: li quai disconsolati.
[5 - XXI 5]        Venite a intender li sospiri miei,
oi cor gentili, ché pietà 'l disia:
li quai disconsolati vanno via,
e s'e' non fosser, di dolor morrei;
però che li occhi mi sarebber rei,
molte fiate più ch'io non vorria,
lasso!, di pianger sì la donna mia,
che sfogasser lo cor, piangendo lei.
[6 - XXI 6]        Voi udirete lor chiamar sovente
la mia donna gentil, che si n'è gita
al secol degno de la sua vertute;
e dispregiar talora questa vita
in persona de l'anima dolente
abbandonata de la sua salute.



Università degli Studi di Pavia
Dipartimento di Scienza della Letteratura e dell'Arte Medievale e Moderna
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