Beatrice
Edizione semi diplomatica 
 
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VNT  [c. 15r]

dicitori d-amore. In-lingua lingua uolgare anci erano dicitori certi poeti in lingua latina
tra-nnoy dicho. Auegnia fosse che tra altra gente/ adivenisse et adivegnia ancora
si-come in gretia non uolgari ma litterati poete/ queste cose tratauano. [4] E ^non-e^ molto
numero d-annj passati che appariono prima questi poeti uolgari. Che dire per
rima in uolgare tanto e quanto dire per-uerse i-llatino. secondo alchuna proportione e
segnio che sia picolo tempo e se uolendo cerchare in lingua d-ocho e in-quella di si
noi non trouamo cose dite anci lo presente tempo per ciento cinquanta anni. [5] E-la-cagione
per che alquanti grossi ebbero famma di sapere dire/ e che quasi furono li primi che
dissero in lingua di si [6] E-l primo che comincio a-dire si come poeta uolgare si
mosse/ pero che uole fare intendere le sue parole a-donna a-la-quale era malageuole
d-intendere li-uersi latini. E questi e contra a-coloro che rimano sopra altra materia
che amorosa. Con-cio sia cosa che cotale modo di parlare fosse dal principio troato
per dire d-amore. [7] Onde cun cio sia cosa che-a-li-poeti sia conceduto maggiore licentia
di parlare/ che a-li prosayci dittatori. E questi dicitori per rima non siano altre cha
poete uolgari degnio e e-ragioneuelle che a-loro sia magiore licentia largita di
parlare che agli-altri parlatori uolgari. Onde se alchuna figura o colore rettorico
e conceduto a-li-poeti/ conceduto e a-li-rimatori/ [8] donque se noy uedemmo che li poeti
ano parlato a-le cose inanimate si come se auesseno senso o ragione. E-fatte le
parole insieme. e non solamente chose uere/ ma cose non uere. Cioe che ditto anno di
cose che non sono/ che parlano/ E ditto che molti accidenti parlano/ si-come fossero
sustancia e homini degnio e-l dicitore per rima di fare lo somigliante. Ma-non
senza rasone alchuna. Ma co-ragione la-quale poy sia possibille ad aprire per
prosa/ [9] che li-poeti abieno cossi parlato come ditto e e appare per uirgilio lo qualle
dice che Yuno >[testo illeggibile]< cioe una dea inimicha de li troiani parole ad-eole signiore de
li-uenti qui nel primo de-l eneida. Eole nanque tibi cioe o tu eoleo e questo signiore
le rispuose quiui. Tuus o-regina quotiens explare labor michi iusa capessere
fas est/ Cioe o-regina che pensi la tua fatica e di piangere che cosa e di
comandamenti mi-si conuene a-pigliare per questo medesmo poeta parla la cosa che
non-e animata/ E-lle cose animate secondo de-lo eneida quiu dardanide duri cio tu
roma Per lucano parla la-cosa animata a-la-cosa inanimata quiui. Multum
roma tamen debes ciuilibus armis. cioe tu roma dey molto usare le citadine
arme/ Per oratio parla l-omo a-la soa scientia medesima si come ad-altra persona
E non solamente sono parole d-oratio ma dicele quase remo-lo modo del bono homero




Università degli Studi di Pavia
Dipartimento di Scienza della Letteratura e dell'Arte Medievale e Moderna
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