VNTo [Capitolo 26]
[1] IO venni ad tanto per la vista di questa donna che gli miei occhi si cominciarono ad dilectare troppo di vederla onde molte volte me ne crucciava nel mio cuore/ et avevamene per vile assai
[2] et più volte bestemmiava la vanità degli occhi miei. et diceva loro nel mio pensieroHor voi solavate far piagnere chi vedea la vostra dolorosa conditione/ et hora pare che vogliate dimenticarlo per questa donna che vi mira. che non mira voi se non in quanto le pesa della gloriosa donna di cui piangere solete. ma quanto potete fate ché io la vi rimembrerò molto spesso maladetti occhi/ ché mai se non dopo la morte non dovrebbero le vostre lagrime essere ristate.
[3] Et quando così aveva detto fra me medesimo agli miei occhi et li [c. 44v]sospiri m'assalivano grandissimi et angosciosi/ et acciò che questa battaglia che io avea meco non rimanesse non saputa pure dal misero che lla sentia proposi di fare uno sonetto et di comprendere in esso questa horribile conditione et dissi questo sonetto. L'amaro?
[4] § L'amaro lagrimare et c. etera questo sonetto à due parti nella prima parlo a gli occhi miei sì come parlava lo mio cuore in me medesimo. nella .ij. rimuovo alcuna dubitatione manifestando chi è che così parla et comincia questa parte quivi così dice.
[5] potrebbe bene ancora ricevere più divisioni ma sarieno indarno però ch'è manifesto per la precedente ragione.
[6]
L'Amaro lagrimare che voi faceste?
ó occhi miei così lungha stagione?
facean maravigliar l'altre persone?
della pietate come voi vedeste?
[7]
hora mi par che voi l'obliereste?
s'io fossi dal mio lato sì fellone?
ch'io non ven disturbassi ogni cagione?
membrandovi colei cui voi piangeste?
[8]
La vostra vanità mi fa pensare?
et spaventami sì ch'io temo forte?
del viso d'una donna che vi mira?
Voi non dovreste mai se non per morte?
la vostra donna ch'è morta obliare?
così dice il mio core et poi sospira?
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