Beatrice
Edizione semi diplomatica 
 
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VNTo  [c. 32v]

ad intendere quello che-il suo salutare in me uirtuosamente operaua**
[4] Dico che quando ella appariua da-parte alcuna per la-sperança de-la
mirabile salute nullo nemico mi-rimanea/ ançi mi giugnea una
fiamma di-carita la-quale mi-facea perdonare ad chiunque m-aues
se offeso/ et chi allora m-auesse dimandato di-cosa alcuna la mia
risponsione sarebbe stata solamente amore/ con uiso uestito d-umil
ta/ [5] et quando ella fosse alquanto proximana al salutare/ uno spirito
d-amore distrugendo tutti gli-altri spiriti sensitiui/ pingeua
fuori li-deboletti spiriti del uiso/ et-dicea loro andate ad honorare
la-donna uostra. et-egli si rimanea nel-luogo loro. et-chi auesse
uoluto conoscere amore fare lo-potea mirando il tremare de
gli-occhi miei. [6] Et quando questa gentilissima salute salutaua
non che amore fosse tal meço che-potesse obumbrare ad me la in
tollerabile >salute< beatitudine/ ma egli quasi per souerchio di dol
ceça divenia tale che lo mio corpo lo-quale era tutto allora sotto
il suo reggimento molte uolte si mouea come cosa graue inani
mata. [7] Si che appare manifestamente che nelle sue salute habita
ua la-mia beatitudine. La quale molte uolte passaua et redun
daua la-mia capacitade. [8] Hora tornando al proposito dico che-poi
che-la-mia beatitudine mi fu negata mi-giunse tanto dolore
che partitomi dalle genti in solingha parte andai ad bagnare la
terra d-amarissime lagrime. [9] Et poi che alquanto mi fu sollenato
questo lacrimare/ misimi nella mia camera la oue-io potea
lamentarmi sença essere udito/ et quiui chiamando misericordia
alla-donna della cortesia/ et dicendo amore aiuta il-tuo fedele
m-adormentai come uno pargoletto battuto lagrimando. [10] Ad
uenne quasi nel meço del-mio dormire che-mi parue uedere >un
geo
<nella mia-camera lungo me sedere uno giouane uestito di
bianchissime uestimenta et pensando molto quanto alla uista
sua mi raguardaua la oue io giacea. et-quando m-auea guarda
to alquanto pareami che sospirando mi chiamasse et-diceami que
ste parole. Filij mi tempus est ut pretermictantur simulacra nostra. [11] Allo
ra mi parea che-io il conoscessi pero che-mi chiamaua cosi come
assai fiate nelli miei sonni m-auea gia chiamato/ et raguardan
dolo >/< paruemi che piangesse pietosamente/ et parea che attendes
se da me alcuna parola. onde io assicurandomi cominciai a-parlare




Università degli Studi di Pavia
Dipartimento di Scienza della Letteratura e dell'Arte Medievale e Moderna
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